Cos’è e come Funziona il Quantitative Easing e perchè è stato Importante per l’Italia in questi anni

Voluto nel 2015 da Draghi per sostenere il debito pubblico dell’Eurozona e immettere liquidità sui mercati, a partire dal 2019 si dirà addio al Quantitative Easing. Ma di cosa si tratta, come funziona e perché è stato così importante per l’Italia in questi anni? Scopriamolo assieme!

Cos’è e come funziona il Quantitative Easing

Come è facile capire dalla stessa parola, con il termine Quantitative Easing si fa riferimento ad un “alleggerimento quantitativo”. È uno strumento non convenzionale di politica monetaria utilizzato dalle Banche Centrali per regolare la quantità di moneta in circolazione. In pratica la Banca Centrale acquista azioni, titoli di Stato o altre attività finanziarie dalla banca, tenendo in considerazione una quantità di denaro e periodo di tempo prestabiliti.  In particolare la durata può variare in base al raggiungimento degli obiettivi di politica monetaria così come prefissati dalla Banca Centrale stessa.

Condizione necessaria affinché si possa avviare un programma di Quantitative Easing è la creazione di nuova moneta. Non è necessaria la stampa fisica di denaro e il tutto si può svolgere in modo virtuale iscrivendo semplicemente della nuova moneta nei bilanci contabili della Banca Centrale.  Inizialmente viene previsto l’acquisto di titoli a breve scadenza, successivamente, però, nel caso in cui non siano stati raggiunti gli obiettivi prestabili, si procede con l’acquisto di titoli a lunga scadenza.

Effetti del Quantitative Easing

Attualmente la Banca Centrale Europea compra 30 miliardi di euro al mese di bond governativi. Questi acquisti saranno portati avanti fino a settembre, per poi calare in modo progressivo e terminare del tutto a fine anno. Ma perché si utilizza il Quantitative Easing? Il primo effetto è quello di aumentare la quantità di moneta in circolazione in modo tale da aumentare la liquidità delle banche e contrastare la deflazione.

Le quotazioni dei titoli di Stato aumentano e di conseguenza si riduce il loro rendimento. Nel caso in cui il rendimento dei titoli pubblici sia legato a quello dei tassi d’interesse bancari, l’effetto del Quantitative Easing produce un abbattimento degli interessi dovuti agli istituti di credito. In questo modo è più facile concedere crediti e aumentare la solvibilità di famiglie e imprese. In secondo luogo la Quantitative Easing aiuta a sostenere la crescita dei prezzi, risollevando i livelli di inflazione.

Conclusioni

Visti gli effetti del Quantitative Easing è facile capire perché sia stato così importante per gli italiani nel corso degli ultimi anni. La sua fine, infatti, potrebbe portare a nuovi scenari. Se da un lato alcuni economisti ipotizzano che non vi saranno cambiamenti sostanziali, dall’altro alcuni sostengono che nel medio termine l’Italia si ritroverà di fronte ad un aumento del carico finanziario per coprire il debito pubblico.

Il nostro Paese ha iniziato ad allungare le scadenze del debito per cui l’effetto non sarà immediato, ma nel lungo periodo ne potremmo risentire.  Allo stesso tempo la fine del Quantitative Easing non è di certo la fine del mondo. Anzi è importante prendere in considerazione un aspetto positivo, ovvero che anche se la deflazione non è stata del tutto sconfitta, dall’altro canto la crescita economica non ha più bisogno di un sostegno straordinario. A questo punto non resta che attendere la fine del Quantitative Easing e vedere quali conseguenze avrà sulla nostra economia.

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